Ventura parla della mancata qualificazione dell’Italia

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Giampiero Ventura
Giampiero Ventura

Gian Piero Ventura alla fine viene fuori e dice la sua sulla mancata qualificazione dell’Italia al Mondiale. Lo fa con un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport.

Un’intervista fiume in cui Ventura si assume parte della responsabilità ma attribuisce anche ad altri i loro meriti.

Già sin dall’inizio dell’intervista si capisce il tono, infatti l’ex CT afferma:

Avevo ereditato l’Italia più anziana degli ultimi 50 anni e la stavo svecchiando con l’inserimento massiccio di giovani: ho fatto esordire 14 giocatori nuovi. Se ci fossimo qualificati questi giovani sarebbero stati inseriti nella lista per il Mondiale dove continuo a credere che l’Italia avrebbe fatto bene. Russia 2018 doveva essere il trampolino di lancio per essere poi tra i favoriti all’Europeo 2020

La partita cruciale è stata quella di ritorno contro la Spagna, quando, a detta di Ventura stesso, tutti si sono rivoltati contro, dalla Federazione ai media, al pubblico. Qui Ventura ammette il primo errore dicendo:

Sentivo che nonostante tutto ce l’avremmo fatta. Di certo questa è una mia grandissima colpa. Dovevo dimettermi

Conclude l’intervista dicendo:

Non sono depresso, sono incazzato nero. Sono carico come una molla e non vedo l’ora di riavere per le mani una squadra per fare calcio… Ho ascoltato tante falsità, retroscena inventati, mi sono stufato di fare il pungiball di tutta Italia

Cosa rimane da quanto detto da Ventura?

Certamente l’ex CT ha ragione quando dice che il sistema si è rivoltato contro, puntando il dito anziché aiutare una squadra, un gruppo, in difficoltà. Benché la responsabilità della mancata qualificazione al Mondiale passi per le mani di Ventura stesso, non è certamente lui il maggior responsabile.

Il calcio italiano viene da 10 anni in cui non si è investito sui giovani, nei quali non si è fatto crescere la consapevolezza di un team Italia che stava svanendo. Un’intera generazione, quella dei nati tra l’82 e il 92, non ha prodotto grandissimi risultati se non qualche eccezione come Marchisio, De Rossi e pochissimi altri.

I club devono investire, la Federazione deve incentivare l’uso di italiani nella Serie A, bisogna andare in periferia e scoprire le gemme che certamente esistono.

Non è certo colpa di Ventura se l’Italia oggi non ha gli uomini, diventa invece colpa di Tavecchio aver fatto perdere altri 4 anni preziosi. La colpa ricade su Giancarlo Abete che dopo il Mondiale del 2006 ha fatto sedere un intero sistema sugli allori. Mentre le altre nazionali crescevano noi guardavamo il gol di Grosso e l’esultanza di Pirlo.

Sono passati 12 anni, è ora di formare altri Grosso e altri Pirlo.