Il Mondiale sbarca in terra asiatica: lo ospitano in compartecipazione Corea del Sud e Giappone, paesi che nel tempo hanno fatto sostanziosi passi in avanti nell’economia del calcio.
Prima del via comunque c’è un forfait importante: il Brasile perde il romanista Emerson, infortunatosi a una spalla mentre si diverte a fare il portiere in allenamento. Nell’Irlanda invece c’è un grosso bisticcio fra il mister e il carismatico Roy Keane, asso del Manchester United, concluso con il rientro del giocatore in patria.
Con l’avvio della fase finale subito si registra un risultato sorprendente: nel match inaugurale l’esordiente Senegal batte la Francia campione del Mondo in carica. Per i blues un KO addirittura rovinoso se si pensa che la squadra africana, guidata dal francese Bruno Metsu, manda in campo undici protagonisti che militano nel campionato d’oltralpe.
Al loro primo Mondiale anche Slovenia, Ecuador (avversaria degli Azzurri) e Cina, alla cui guida c’è il tecnico giramondo Bora Milutinovic. Il CT slavo incolonna un record unico: è al suo quinto Mondiale consecutivo e la Cina è il quinto paese che guida nella fase finale della manifestazione.
La setacciata dei gironi per l’accesso agli ottavi costa caro al contingente sudamericano: devono lasciare piuttosto clamorosamente Argentina, Uruguay ed Ecuador. Insieme al Brasile, perennemente favorito, passa il turno anche il Paraguay che ha alla guida un CT caro agli italiani, infatti sulla panchina dei guaranì siedono Cesare Maldini e l’aiutante Beppe Dossena.
La finale di Yokohama se la giocano le due squadre che hanno realmente meritato questo posto durante tutta la manifestazione e cioè Brasile e Germania, quest’ultima priva dell’uomo più importante e cioè Ballack. La spuntano il talento e l’allegria sudamericana, due volte a segno con il rinato Ronaldo, il quale, con 8 gol, è anche il capocannoniere del Mondiale.
Il migliore in assoluto della spedizione azzurra è l’arbitro Pierluigi Collina, a cui sono affidate le partite più difficili e la finale. L’Italia merita la citazione solo per lui.
I protagonisti
I protagonisti assoluti di questo Mondiale appartengono alle due squadre finaliste. Si tratta di Ronaldo (Brasile), attaccante veloce e imprevedibile in area di rigore. Si presenta ai campionati del mondo 2002 dopo un quadriennio di malanni e infortuni gravi. L’Inter lo assiste e lo coccola, gli appassionati della penisola fanno il tifo per la sua guarigione. Quasi per incanto, proprio alla vigilia della manifestazione, il “fenomeno” ritrova la condizione e con i suoi 8 gol guida gli auriverde al quinto titolo mondiale.
Michael Ballack (Germania), centrocampista dal fisico possente, ottimo in acrobazia, detta i tempi della squadra e non disdegna il tiro a rete. Protagonista di spicco della Germania ha dovuto disertare per squalifica la finale con il Brasile. Ballack, malgrado le richieste di mercato di mezza Europa, italiane comprese, ha finora preferito giocare in Bundesliga.
Cafu (Brasile) è un difensore-centrocampista di fascia. Possiede piedi brasiliani ed è dotato di un’instancabile corsa, tanto da rappresentare un imprendibile cuneo sulla corsia destra dove si guadagna il soprannome di “Pendolino”. Nella storia del Mondiale, Cafu (due volte titolato) è il solo calciatore riuscito a disputare tre finali: nel 1994 al Rose Bowl di Pasadena, nel 1998 allo Stade de France di Saint Denis e nel 2002 all’International Stadium di Yokohama.
Il record
I 16 cartellini gialli estratti dall’arbitro spagnolo Lopez Nieto a Shizuoka in occasione di Germania-Camerun (2 a 0 per i tedeschi). Una sequenza incredibile di ammonizioni che, nell’ambito della storia del Mondiale, non ha eguali. Una cadenza assolutamente spropositata, equamente suddivisa fra europei e africani, per una partita normale e senza particolari nervosismi in cui il fischietto spagnolo quel giorno si erge a protagonista (negativo) e dimentica l’assioma da sempre attivo: il miglior arbitro è quello che riesce a passare inosservato. Per dovere di cronaca va detto che due “gialli” quel giorno si sono trasformati in “rosso” per doppia ammonizione.