A cinquantasei anni di distanza, l’Italia è chiamata a organizzare nuovamente un Mondiale di calcio.
Si fanno le cose in grande: fra stadi nuovi e importanti ristrutturazioni, le città coinvolte nelle manifestazioni sono dodici. Le qualificazioni offrono una sola sorpresa degna di nota: la zona europea boccia piuttosto clamorosamente la Francia, da qualche anno protagonista di spicco del calcio mondiale.
Si comincia subito con una sorpresa: a Milan, nel match inaugurale, l’Argentina campione del mondo in carica di Diego Armando Maradona si arrende ai “leoni indomabili” del Camerun. La storia del calcio apre una nuova pagina, il continente nero ha fatto passi da gigante, le squadre materasso sono oramai un lontano ricordo, le partite facili non esistono più.
Del resto la Seleccion non attraversa un grande momento e il raggiungimento degli ottavi lo deve unicamente a un clamoroso errore dell’arbitro svedese Fredriksson, colpevole a Napoli di non aver visto la “mano di Dio” di Diego in versione difensiva (para letteralmente il tiro di un sovietico che sta varcando la linea di porta) e di aver negato un evidente rigore.
Quasi per caso, sin dalla prima partita, l’Italia ha scoperto nel suo organico un goleador del tutto inatteso: Salvatore “Totò” Schillaci che, utilizzato dapprima a mezzo servizio, lascia il segno in ogni partita.
Le grandi feste degli italiani si concludono al San Paolo di Napoli in semifinale, dove diamo spazio all’Argentina che dopo i supplementari ci batte ai rigori.
Si tratta di un Mondiale incredibilmente equilibrato: nelle 16 partite dagli ottavi alla finale si deve ricorrere alla mezz’ora supplementare per addirittura otto volte.
Il titolo è faccenda fra Germania Ovest e Argentina. La spuntano i tedeschi con un dubbio rigore all’85esimo. L’arbitro messicano Codesal ha già ridotto l’Argentina in soli 10 uomini, chiuderà in 9. C’è anche un poco d’Italia nella vittoria della Germania Matthäus e Brehme sono reduci dall’aver brindato allo scudetto con l’Inter. Festeggiamenti particolari infine per Franz Beckenbauer: il Kaiser, sedici anni dopo il titolo conquistato a Monaco sul campo, ottiene il bis dalla panchina.
Una finale comunque brutta quella dell’Olimpico di Roma, caratterizzata fra l’altro da un esempio di assoluta inciviltà: una parte consistente del pubblico della capitale fischia l’inno nazionale dell’Argentina, colpevole di aver eliminato gli Azzurri in semifinale.
Germania Ovest 1°, Argentina 2°, Italia 3°, Inghilterra 4°
Spettatori totali
2.517.348
Spettatori per partita (media)
48.411
Partite giocate
52
Marcatori
74
Gol realizzati
115
Gol a partita
2,21
Rigori concessi
13
Giocatori schierati
412
Giocatori espulsi
16
Il più giovane
Ronaldo Gonzales (Costa Rica) 19 anni e 307 giorni
Il veterano
Peter Shilton (Inghilterra) 40 anni e 298 giorni
Arbitro italiano
Luigi Agnolin, Tullio Lanese
Capocannoniere
Salvatore Schillaci (Italia) con 6 gol
Finalisti che giocano in Italia
Sono 14 i protagonisti schierati da Beckenbauer e Bilardo all’Olimpico nella finalissima, che giocano, hanno giocato o giocheranno al servizio di squadre italiane (e altri quattro sono seduti inoperosi in panchina).
Fra i neocampioni del mondo troviamo, tra campo e panchina, gli interisti Brehme, Matthäuse Klinsmann (poi anche nella sampdoria), i romanisti Völler e Berthold (ex anche del Verona), i futuri juventini Kohler, Möoller, Reuter ed Hässler (poi maggiormente apprezzato alla Roma) e il laziale Riedle.
Nella Seleccion, oltre al napoletano Maradona, ci sono Dezotti (Lazio e Cremonese), Lorenzo (Bari), Sensini (Udinese, Parma e Lazio), Ruggeri (Ancona) e Troglio (Lazio e Ascoli), con Balbo in panchina e Caniggia squalificato.
Record
Tutto italiano e ancora resiste: Walter Zenga, portiere della nazionale Azzurra, subisce il primo gol in semifinale, con 517 minuti senza subire gol nella fase finale del Mondiale.
Il caso
Il 3 settembre 89, allo stadio Maracana di Rio de Janeiro, nell’ultima partita della fase eliminatoria del gruppo 3 della zona sudamericana, sono di fronte Brasile e Cile. Entrambe le Nazionali sono accreditati di 5 punti: il Cile per raggiungere l’Italia deve assolutamente vincere, in quanto il conteggio dei gol gli è sfavorevole.
Il clima è infuocato e un petardo, con il Cile sotto di due gol, scoppia nei pressi del portiere cileno Roberto Rojas che si accascia al suolo sanguinante. Il Cile non ci sta e rientra nello spogliatoio, finisce così 2-0 per il Brasile a causa del ritiro della squadra avversaria.
Si viene poi a sapere che Rojas si è ferito volontariamente il viso con una lametta, il giocatore viene squalificato a vita.
I protagonisti
Lothar Matthäus (Germania): nel dopo Beckenbauer il calcio tedesco è tutto suo. Centrocampista di ferro al quale l’Inter lega il suo scudetto, quello con Trapattoni in panchina. Gioca 5 mondiali (dal 1982 al 1998) e vanta il record delle presenze nella fase finale, vincendo l’edizione del 90 in Italia.
Salvatore Schillaci (Italia): il CT Vicini lo convoca senza particolari aspettative. Viene buttato nella mischia sullo 0-0 contro l’Austria e lui risolve al primo pallone che tocca. Da allora in poi segna in ogni partita e diventa capocannoniere di quel mondiale.
Paul Gascoigne (Inghilterra): genio e sregolatezza insieme. Fuori dal campo ama birra e pub, fa il pieno della prima e frequenta assiduamente i secondi. In campo è un talento assoluto ed ecco che quindi gli inglesi gli perdonano la vita non regolare fuori dal rettangolo di gioco.